Virgilio e Dante

PURGATORIO

Canto XXVII, 124-142

IL COMMIATO DI VIRGILIO
       124 Come la scala tutta sotto noi
       125 fu corsa e fummo in su 'l grado superno,
       126 in me ficcò Virgilio li occhi suoi,
       127 e disse Il temporale foco e l'etterno
       128 veduto hai, figlio; e se' venuto in parte
       129 dov'io per me più oltre non discerno.
       130 Tratto t'ho qui con ingegno e con arte;
       131 lo tuo piacere omai prendi per duce;
       132 fuor se' de l'erte vie, fuor se' de l'arte.
       133 Vedi lo sol che 'n fronte ti riluce;
       134 vedi l'erbette, i fuori e li arbuscelli
       135 che qui la terra sol da sé produce.
       136 Mentre che vegnan lieti li occhi belli
       137 che. lagrimando, a te venir mi fermo,
       138 seder ti puoi e puoi andar tra elli.
       139 Non aspettar mio dir più né mio cenno;
       140 libero,diritto e sano è tuo arbitrio,
       141 e fallo fora non fare a suo senno:
       142 per ch'io te sovra te corono e mitrio

Questi versi costituiscono quello che si può chiamare il commiato di Virgilio. Se all'inizio, con la sua comparsa indicò al poeta, accompagnandolo, la via di salvezza dalla lupa, che lo sospingeva sempre pił in basso, ora, l'arte e l'ingegno del poeta latino non possono andar oltre e Dante dovrà inoltrarsi da solo nella divina foresta dove incontrerà, prima, Matelda, e poi, Beatrice, alla quale tra le lacrime confesserà il suo errore nell'aver seguito o pargoletta o altra novità (Purg., XXXI,59-60). All'entrata nel Purgatorio Dante salì i tre gradini per giungere alla porta custodita dal'angelo di Dio, che gli descrisse con la spada sette P sulla fronte, prima del Paradiso terrestre, con Virgilio sale in cima alla scala, fino al grado superno. Il cammino di rigenerazione e di perfezione compiuto viene suggellato dalle ultime parole del poeta latino te sovra te corono e mitrio. Sembra nello stesso tempo un'investitura e con grado superno del verso 124 un'allusione ad un rito di iniziazione finale. In questo brano sono rivelativi gli occhi, le parole, e l'arte poetica e il verso 142.
Le occorrenze per PURGATORIO, XXVII,124-142

      occhi: 126-136
      discorso: 127-142
      arte: 130-132

      per ch'io te sovra te corono e mitrio:   2,22

Il commiato avviene, si ricordi, tra il massimo poeta latino e il massimo poeta cristiano medioevale, come sarà universalmente riconosciuto. In quel momento c'è solo l'attestazione della sua coscienza per l'alto compito che si è prefissato. Come il poeta latino celebrò vicende fondative per l'autorità dell'Impero, così il poeta cristiano celebrava il rinnovamento della storia e la salvezza dell'uomo operato dal cristianesimo.
Cerchiamo in questo brano elementi sulla base delle occorrenze e sulla base dei versi assegnati al discorso di Virgilio per determinare un tempo che illumini la vicenda poeticamente narrata sullo sfondo di eventi che l'hanno suscitata. Il tempo trovato sarà unico, ma dato secondo due origini diverse, l'una, per il poeta latino, è quella classica per i poeti, che si ritrova nell'Eneide, l'altra, non può esser altro che l'evento del Natale.

      Natale + 10;15,15-10-2,2 tuono
      Aldebaran = 27;22,-2,24 lampo
essendo
      Natale = To + 67;29,4,0 Fulmine
intervallo dato dai 4 canti introduttivi della Divina Commedia e dai 67 delle prime due cantiche.
È il novilunio del 2 marzo 1310, in piena buffera contro i Templari, da quando partì l'ordine di arrestarli, il 13 ottobre 1307, e si sarebbe due mesi e mezzo dopo, il 12 e 19 maggio espressa con i roghi di 58 Templari. Se questo riferimento storico non è esplicito nel testo e nelle parole di Virgilio, tuttavia è possibile controllare con il calcolo come diverrebero le due sequenze per il plenilunio del 14 maggio.

      Annunciazione + 10;15,29,8 tuono
      Aldebaran = 27;22,3 lampo

Come si può vedere il terzo e il quatro termine della prima sequenza sono dati da 27+2 e da 10-2; mentre il terzo termine dalla differenza 27 e 22+2. Esprimere il tempo dei due roghi dei Templari in rapporto al tempo dell'Annunciazione, su cui le massime gerarchie ecclesiastiche non attendevano perchè occupate ai decretali, come suona una accusa violenta di Dante per mezzo del poeta provenzale Fulquet, è una finezza simbolica. Infatti gli studi giuridici e politici non hanno attrezzato chi doveva difendere quelli che sull'arcangelo Gabriele e sul suo annuncio fondavano la ragione della propria istituzione iniziatico-cavalleresca. Tuttavia non si può pensare a Dante Templare. Nel momento in cui la sorte dell'ordine appare definitivamente segnata pare quasi che Dante intenda raccogliere su un altro piano la loro eredità culturale e religiosa, non certo con una nascosta allusione al rito iniziatico al grado superno dell'ordine, ma con le esplicite parole di un poeta latino che lo costituiscono re e sacerdote, in rapporto a sè e, implicitamente, in rapporto alle sorti della Chiesa e dell'Impero. Poiché è venuta meno contemporaneamente l'autorità temporale per cupidigia e l'autorità spirituale per viltà e codardia un poeta latino gli affida simbolicamente scettro e pastolare. Clemente V il 18 marzo 1311 ordinò di ricorrere alla tortura nei procedimenti contro i Templari e l'anno successivo il 22 marzo apparve la bolla di soppressione dell'ordine. Morì il 20 aprile 1314. È signifitivo che le ultime parole di Beatrice siano di condanna totale di quel papa annunziandone la dannazione eterna.

    PARADISO, XXX,147

      là dove Simon mago è per suo merto:   2,27

Procedendo in modo analogo si può scrivere:

      Aldebaran = 27;25,27+25-2 lampo
e si trova il primo novilunio dopo la morte del papa, 9 maggio 1320.

Le ultime parole di Virgilio e di Beatrice si comprendono, le prime, solo in un nascosto rapporto al tempo del rogo dei Templari e le seconde sono pronunciate dopo la morte di quel papa. C'è da domandarsi se l'interruzione del Convivio al IV capitolo, steso dopo il marzo 1306 e terminato forse nel 1307, non sia da vedersi come una reazione all'ordine di arresto dei templari 13 ottobre 1307, per dedicarsi totalmente al suo poema.

Procedura di calcolo

   Data l'espressione 10;15,15-10-2,2 tuono calcolare l'anno e i mesi corrispondenti.
Si converta l'espressione sessagesimale nella espressione decimale 10.25084259
Si moltiplichi per 10000 e si divida per 78 = 1314,210589 anni tropici
Si moltiplichi per 365.2422 e si divida per 29.5306 = 16254.5 mesi
ATTENZIONE
Gli algoritmi arcaici presuppongono incredibilmente proprio questi valori!
PURGATORIO,IX, 94-117

    94 Là ne venimmo; e lo scaglion primaio
    95 bianco marmo era sí pulito e terso,
    96 ch'io mi specchiai in esso qual io paio.
    97 Era il secondo tinto più che perso
    98 d'una petrina ruvida e arsiccia,
    99 crepata per lo lungo e per traverso.
   100 Lo terzo, che di sopra s'ammassiccia,
   101 porfido mi parea, sí fiammeggiante
   102 come sangue che fuor di vena spiccia.
   103 Sovra questo tenea ambo le piante
   104 l'angel di Dio sedendo in su la soglia
   105 che mi sembiava pietra di diamante.
   106 Per li tre gradi sù di buona voglia
   107 mi trasse il duca mio, dicendo: Chiedi
   108 umilmente che 'l serrame scioglia.
   109 Divoto mi gittai a' santi piedi;
   110 misericordia chiesi e ch'el m'aprisse,
   111 ma tre volte nel petto pria mi diedi.
   112 Sette P ne la fronte mi descrisse
   113 col punton de la spada, e Fa che lavi,
   114 quando se' dentro, queste piaghe disse.
   115 Cenere, o terra che secca si cavi,
   116 d'un color fora col suo vestimento;
   117 e di sotto da quel trasse due chiavi.

È interessante vedere nelle parole di Beatrice rivolte a San Pietro

    PARADISO,XXIV

         35   a cui Nostro Signor lasciò le chiavi

un implicito riferimento a quanto abbiamo or ora accennato, che si fa palese se si va ad analizzare i versi relativi all'angel di Dio guardiano della porta del Purgatorio, ch'ebbe da San Pietro le due chiavi, una d'oro e l'altra d'argento. Poiché, secondo la nostra metodologia di lettura, in PURGATORIO, IX,94-117, il guardiano è Algol di cui viene data contemporaneamente la sua longitudine con quella di Sirio al plenilunio 75360 dal To, diviene centrale il riferimento dell'occorrenza di chiavi sia nel canto XXIV del Paradiso sia in quello IX del Purgatorio, ai versi 35 e 117:

   v.117:    1232 del Purgatorio    5952 della Divina Commedia

   v. 35:    3340 del Paradiso     12815 della Divina Commedia

È facile vedere che (3340+12815 = ) 16155 siano i mesi intercosi dal primo plenilunio dell'èra cristiana : 59205 + 16155 = 75360 mesi. Così nella sezione del Purgatorio relativa al guardiano della porta del Purgatorio,IX,94-117, nell'insieme (3,3,7,2) è possibile leggere due longitudini per Algol e un'intervallo:

   1)   Algol = 9,21,30 mesi

   2)   DT    = 2,7,6 mesi

   3)   Algol = 7, -2,2*3*3    al tempo del Natale

Il lettore della Divina Commedia, attento alle informazioni che trova, vedrà subito che l'arco di precessione per 59142 mesi (tempo per il Natale) è di 66° 24' 48" il cui complemento a 90° è 23° 35' 12", angolo di inclinazione dell'eclittica sull'equatore celeste. Così le parole di Beatrice in Paradiso XXIII:

37    Quivi è la sapienza e la possanza
38    ch'aprí le strade tra 'l cielo e la terra

sono una anticipazione di senso a ciò che sarà indicato con Paradiso, XXIV,35.




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